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Racconti di viaggio: Safari, gorilla e chiese nella roccia
26/09/2016
Racconti di viaggio: Safari, gorilla e chiese nella roccia
Tanzania, safari nel Serengeti
Dopo un rapido cambio di equipaggio proseguo il mio viaggio attraverso la Tanzania, in compagnia di due coppie molto simpatiche: Barbara e Claudio, Angelica e Gary.
Con loro iniziamo proprio dal
Serengeti
, anche se prima ci godiamo il sempre suggestivo volo sopra il lago
Natron
, sopra il vulcano
Ol Doinyo Lengai
, e sulle antiche caldere dell’
Embakai
, con il suo lago smeraldo, e del
Ngorongoro
.
È un volo scenico che ho fatto decine di volte, ma ogni volta non manca di riempire anche me di gioia e stupore: i disegni del lago, i
fenicotteri rosa
con cui volare quasi appaiati, i quadri astratti dipinti dal
fango
e dal
sale
ai bordi del lago sono davvero incredibili; buttare dall’aria lo sguardo dentro la
bocca del vulcano
è sempre qualcosa di speciale.
Di nuovo a terra nel Serengeti, sperimento che cosa significhi un
safari in Africa
: il primo giorno è relativamente tranquillo, con una sola
leonessa
avvistata a distanza e quello che qui chiamano il “general game”, quindi
antilopi
comuni; per le aspettative riposte nel Serengeti è un safari un po’ “moscio”.
Ma la natura è così, qui non ci sono gabbie o guinzagli, e la certezza che gli animali ci siano, solo non ci abbiano degnati della loro presenza, è forte.
Difatti
il giorno dopo cambia tutto
.
Non mi è mai capitato di vedere una pianta ricca di frutti così grandi… che si rivelano non essere frutti, bensì
grassi leoni
che penzolano sonnacchiosi dai suoi rami!
Davvero, sembrano frutti maturi, tanti sono e tanto sono panciuti. Inutile dire il nostro stupore, per le
dieci leonesse
e per i tanti
leoni giovani ciondolanti
dai rami di un albero delle salsicce.
Ciliegina sulla torta, una volta calato il sole e sgonfiatesi le pance, il vedere un paio di giovani leoni scendere dalla pianta e iniziare a
giocare
è stato fenomenale! Trovarsi il giorno dopo nel cuore della migrazione, con decine di migliaia di
gnu
intorno a noi, non fa altro che coronare in bellezza l’ennesimo
safari nel Serengeti
.
Uganda,
i gorilla di montagna
Da qui decidiamo di andare a vedere i
gorilla in Uganda
: dopo aver sorvolato il
grande lago Vittoria
, e dopo uno stop tecnico ad Entebbe, raggiungiamo i
paesaggi quasi svizzeri
, tra colline verdissime e laghetti montani, del Sud Ovest del paese. Atterrati al cospetto delle imponenti silhouette dei
monti Virunga
, ci immergiamo nella vita rurale del Paese.
Questo è il bello di viaggi del genere: prima ammiri dall’aria scenari davvero
spettacolari
, con colline completamente ricoperte da
mini culture a terrazzamenti
, poi, una volta a terra, attraversi quelle stesse colline su una strada sterrata, incrociando gli
sguardi della gente
del posto che coltiva quei campi, e ne rubi scorci di vita quotidiana.
Arrivati al
Clouds Lodge
l’accoglienza è sempre
cordiale
e
ospitale
.
Seppur lontani dallo sviluppo tecnologico e dalla modernità, l’entusiasmo che lo staff del lodge ci mette nel prendersi cura di noi turisti è quasi toccante, e scalda quanto i fantastici
camini nelle camere
. Non lusso opulento, ma tanto comfort e calore che fanno sentire quasi a casa.
La sera, quando tutto diventa scuro, guardando verso il
Congo
si riescono a intravedere i bagliori rossi di un
vulcano ancora attivo
.
Chissà, magari nel futuro prossimo andremo a vedere i gorilla e i vulcani sul lato congolese; ora, invece, viviamo l’incontro con i nostri cugini prossimi qui, in
Uganda
, provando una volta di più un’esperienza senza eguali, circondati da una
famiglia di gorilla
di montagna tanto possenti quanto gentili, in qualche modo umani nei loro gesti e modi di fare.
Ci è concessa come sempre solo un’ora per invadere la loro privacy, ma è sufficiente per
rimanerne colpiti
.
Kenya, tra vulcani e popolazioni indigene
Dall’Uganda continuiamo a scoprire quell’Africa fatta non solo di safari e animali, sempre molto affascinante. Ci tuffiamo infatti nella
genesi della Terra
, sorvolando la parte nord della
Suguta Valley
in
Kenya
tra numerose
caldere vulcaniche
,
colate di lava
che indicano la loro età attraverso il variare del colore della roccia effusiva,
vegetazione sparsa
e
deserti di roccia
e
sabbia
che paiono disegni astratti realizzati con un’incredibile e ordinata confusione di forme e colori.
Una tappa per me ormai obbligata da queste parti è il
Desert Rose Lodge
, abbarbicato su di una montagna che domina il
territorio Samburu
. Qui ti senti a casa lontano da tutto e tutti, ospite della gente Samburu e di Emma.
L’esperienza inizia con il percorso per arrivarci, a bordo di un
vecchissimo fuoristrada in metallo e legno
: la strada si arrampica letteralmente
tra le rocce
.
Le acacie giganti alla base della montagna creano un
bosco quasi fatato
, le euforbie un
giardino spinoso
davvero inusuale.I Samburu vengono a
danzare per noi
, ma il loro divertirsi non è da spettacolino per turisti: dopo un po’ facciamo quasi fatica a ringraziare e proseguire con il nostro programma.
Dopo il Desert Rose Lodge ci aspetta il sorvolo del lago
Logipi
, con le sue migliaia di
fenicotteri rosa
con cui cerchiamo di volare in formazione, e poi ancora incredibili
colate di lava
recentissime e lo spettacolo di
due crateri vulcanici
che emergono direttamente dalle acque del famoso
lago Turkana
. Via dal Kenya, è la volta dell’Etiopia.
Etiopia, chiese rupestri e monti Semien
Se uno mi chiedesse un luogo da non perdere in tutta l’Africa direi certamente
Lalibela
. Qui anche i non religiosi percepiscono qualcosa di speciale: le
chiese
, oltre a essere una testimonianza artistica e architettonica del passato medioevale del Paese, sono vive,
vive di pellegrini
che vengono a pregare ricoperti dai loro drappi bianchi e che si accalcano durante la
messa
della domenica mattina. Quando alla fine della funzione le porte della chiesa si aprono, entriamo per farci avvolgere da suoni di
tamburi
e
sistri
, e dal cantare del
diacono
e dei
preti
. Così, la visita architettonica diventa un’esperienza.
È sempre bello quando in luoghi particolarmente belli sorgono nuove realtà capaci di renderli più “facilmente” vivibili: fino a quest’anno per me i
monti Semien
sono stati solo un magnifico volo scenico sopra
guglie
e
pareti a strapiombo
sulle vallate sottostanti; quest’anno, seppur ancora incompleto, è finalmente nato un
lodge
che definirei di ottimo livello.
Certo, si possono trovare ancora piccoli difetti, e ci sono, ma nel complesso è una struttura davvero bella, in una posizione
spettacolare
; il fatto poi che la strada da
Gondar
sia ormai quasi tutta asfaltata rende davvero piacevole questa tappa. D’ora in poi sarà parte integrante dei miei viaggi e suggerimenti per chi voglia scoprire l’
Etiopia
.
Da non perdere, qui, è la passeggiata di mattina lungo il bordo della montagna, quando le grandi famiglie di
scimmie Gelada
salgono dai dirupi per venire a
mangiare sull’altopiano
e mettere in scena uno spettacolo di vita degno del miglior De Filippo: una vera e propria
commedia
, con tanto di litigi tra coppie, adolescenti chiassosi che si azzuffano, e
maschi dominanti
che li mettono in riga e poi si confrontano tra loro per affermare il proprio status sociale. Poi, ci siamo noi spettatori, quasi timorosi e invisibili, che per un breve e
indimenticabile momento
ci immergiamo nella loro quotidianità. Il tutto al cospetto di
scenari davvero spettacolari
. Con il rientro ad
Addis Abeba
termina la seconda tappa di questo mio grande sogno.
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