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Tanzania
I parchi del nord, dal tetto d’Africa alle pianure del Serengeti. Selous, Ruaha e Katavi, splendidi parchi del sud per allontanarsi dal troppo battuto. Gli scimpanzé di Mahale sulle coste del Tanganika.
Il paese che con il Kenya rappresenta forse al meglio l’icona dei safari fotografici, dei documentari visti in televisione. La grande migrazione, le pianure del Serengeti, il cratere del Ngorongoro, e gli altri parchi del circuito classico, Tarangire e Manyara. Un paese dove togliersi la soddisfazione o farsi catturare per sempre dai safari fotografici, dagli scenari maestosi, orizzonti sconfinati dei parchi Africani. Dove sentirsi all’interno di un documentario del National Geographic, ma dove un suggerimento, la scelta di una struttura piuttosto che un’altra possono fare la differenza tra un viaggio come molti altri, e uno lontano dalle folle. Non stupitevi allora se non dedicheremo troppo tempo al Ngorongoro, ormai sovraffollato cratere, sempre più di macchine, sempre meno di animali. Per questo ci piace il sud, dove Selous e Ruaha offrono ottimi avvistamenti, senza doverli condividere con altre 10 macchine, e Katavi, il più nascosto di tutti, capace di offrire spettacoli unici, come le pozze intasate di ippopotami nella stagione secca. Mahale è per chi voglia allontanarsi da tutto, e vivere il contrasto del duro trekking per vedere gli scimpanzé e l’ozio sulle spiagge del lago Tanganika. Il mare di Zanzibar non è la Sardegna, ma un ottimo finale dopo i safari, compresa una giornata a Stone Town, il suo mercato, le spezie, il patrimonio storico e le vie con i caratteristici portoni.
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